Le Complicazioni

Il processo di guarigione delle ferite può andare incontro ad alcune complicazioni:

  • cicatrice ipertrofica: quando per fattori locali o predisposizione individuale, la cicatrice si presenta esuberante, come un cordone arrossato e talora dolente. Può essere corretta attraverso trattamenti conservativi o mediante asportazione chirurgica.

 

  • cicatrice ipotrofica: quando per analoghi motivi si presenta depressa, di colore pallido e facilmente ulcerabile.

 

  • cheloide: analoga a quella ipertrofica da cui si distingue perché la sua superficie ha superato i limiti originari della cicatrice e perché è incline a recidivare dopo la asportazione chirurgica. Si ipotizza una predisposizione familiare o individuale, legata alla razza (prevalenza nei neri), al sesso (femminile), all’età (giovanile). È più frequente in alcuni distretti corporei come la base del collo, il dorso e la cute sulle salienze ossee e si osserva più spesso nelle guarigioni dopo ustioni profonde. Trattamenti conservativi o terapie chirurgiche non offrono risultati sempre soddisfacenti.

 

Le ferite dunque possono essere genericamente distinte a seconda della loro durata, della causa (eziologia) che le genera, della loro profondità e dimensioni.

In materia di durata le ferite possono essere distinte in acute che guariscono in tempi brevi (7-10 giorni) e croniche che trovano difficoltà a guarire, si prolungano per tempi più lunghi (oltre 6 settimane) ed evolvono verso una lenta risoluzione spontanea (piaghe) o verso un arresto della riparazione (ulcere). Queste ultime rappresentano la vera sfida lanciata dall’organismo al vulnologo incaricato del trattamento; infatti l’età di una ulcera ovvero il tempo trascorso tra insorgenza e prime cure riveste un enorme valore prognostico, in termini di risposta alle terapie locali e sistemiche e di opportunità di guarigione stabile e definitiva. Un rapporto di proporzionalità inversa caratterizza i fattori durata della lesione e effettiva possibilità di guarigione, maggiore sarà la prima minore sarà la seconda.

In base alla eziologia delle ferite distingueremo lesioni acute di origine traumatica, per applicazione di energia meccanica o termica (ustioni), e lesioni croniche vascolari ( per patologie venose, arteriose o miste), metaboliche (diabetiche, iperuricemia, calcinosi, ipotiroidismo, etc.), autoimmunitarie ( vasculiti, ipoderma gangrenoso, etc.), degenerative ( per malattie del connettivo quali Artrite Reumatoide, Lupus Eritematoso Sistemico, Sclerodermia, Connettivite mista, etc.), infettive (virali, batteriche, fungine, miste), neoplastiche (carcinomi spinocellulari, melanomi, metastasi cutanee, etc), ematologiche (crioglobulinemia, piastrinosi, malattie linfoproliferative,etc).

Secondo la profondità, affronteremo ferite superficiali ( esclusivo interessamento dell’epidermide), ferite a spessore parziale ( epidermide e derma superficiale interessati), ferite a tutto spessore ( epidermide, derma e grasso sottocutaneo) e ferite profonde ( interessamento delle strutture ultraprofonde: muscoli, tendini e osso).